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THE WALK Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 novembre 2015
 
di Robert Zemeckis, con Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte Le Bon (Stati Uniti, 2015)
 
Sulla strabiliante impresa del funambolo francese Philippe Petit che, nel 1974, ha passeggiato per quasi un'ora su un cavo d'acciaio teso fra le sommità delle due Torri Gemelle, esiste dal 2008 un magnifico documentario: MAN ON WIRE, premiato con l'Oscar, firmato dall'inglese James Marsch. Ora, cosa vi aggiunge questa fiction di Robert Zemeckis, autore glorioso dei RITORNO AL FUTURO, di FORREST GUMP o CHI HA INCASTRATO ROGER RABITT; precursore di artifici digitali, ma pure autore originale di una riflessione sul tempo, sulla sua permanenza, sul suo potere di intervenire sulla storia? Il meglio e il peggio.

Il secondo è condensato nella prima parte del film, dedicata a illustrare la genesi dell'incredibile operazione. Biografia illustrata, primi passi, non ancora sul filo, dell'equilibrista, apprendistato circense con Kingsley come maestro. Con un imbambolato Gordon-Levitt, costretto a prendere un accento francese (o slavo, per quanto riguarda Ben Kingsley) per l'inglese del film, a sua volta doppiato per noi in italiano (sic). Il tutto in una ricostruzione cartolinesca di una Parigi post-sessantottina insopportabilmente kitsch; a torto creduta sepolta per sempre in compagnia di beaujolais, baschi e fisarmoniche di certe approssimazioni passate.

Poi, però, il meglio, l'ultima straordinaria mezz'ora. Trasgredendo ad ogni regolamento, il protagonista s'introduce con qualche compare sui tetti dei grattacieli ancora in costruzione; sfidando ogni legge, si lancia sul suo filo all'alba, 8 andirivieni a 400 metri d'altezza, sovrastando le luci, i suoni di una New York che ancora non indovina ciò che di straordinariamente insensato sta accadendo sopra di sé.

Solo allora, Robert Zemeckis, le sue immagini che non sappiamo mai quando essere vere o fasulle affrontano, finalmente assieme allo spettatore, ogni vertigine. Scomparsa la cartapesta del presunto realismo è l'illusione cinematografica a imporsi, nel meraviglioso trascendente del proprio potere. Quel filo teso fra le due torri che all'inizio ancora si perdono nella nebbia, quell'omino sempre più determinato, quei poliziotti che impotenti si agitano attorno come in una comica di Mak Sennett diventano segni astratti all'interno di un'impresa tremendamente fisica. Più delle mille, verbose spiegazioni che precedono, segnali altamente significativi per la nostra memoria. Come quelle due torri che brillando sullo sfondo, viste dal protagonista che racconta dal balcone sulla Statua della Libertà. Tutto falso, tutto vero.


   Il film in Internet (Google)

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